“Älskar” è il terzo album di Nina Nesbitt, cantautrice metà svedese e metà inglese, che in questo lavoro esplora le sue origini nordiche con un risultato intimista che voule celebrare l’amore.
Aveva meno di 20 anni al suo esordio discografico con il folk vivace di “Peroxide” nel 2013, poi c’è stato “The Sun Will Come Up, the Seasons Will Change & the Flowers Will Fall” nel 2019, una virata al pop con incursioni elettroniche e oggi “Älskar” il suo lavoro più intimo, che porta la sua scrittura guitar based ulteriormente in territorio elettro pop, in un viaggio che vuole celebrare tutte le sfaccettature dell’amore.
“Älskar” in svedese significa “Amore” a scanso di equivoci, e la Svezia è la terra in cui Nina Nesbitt ha passato il periodo della pandemia, e dove è stato scritto.
La maturità e il lockdown hanno portato Nina in un percorso introspettivo, in cui la cantautrice scozzese bilancia il suo pop accattivante con riflessioni sulle condizioni di una giovane donna nella società come in “Pressure Makes Diamonds”, indaga su perdita e morte “Dinner Table” ma quando vuole sa ancora essere una ragazza ribelle come in “No Time (For My Life to Suck)”.
“Älskar” sta per Amore, avevi già le idee chiare sul voler fare un disco che esplora questo sentimento?
E’ un titolo che girava nella mia testa da tempo, e sì da un po’ stavo considerando di fare un disco improntato su tutte le sfaccettature dell’amore, da quello romantico, all’amicizia, alla famiglia, all’amor proprio.
Consideri “Älskar” un concept album?
Sì, non di quelli che racconta una storia dall’inizio alla fine ma ha sicuramente un tema conduttore che è l’amore.
E’ vero che mesi fa hai fatto un “road trip”, durante il quale hai fatto ascoltare le canzoni dell’album in anteprima ai tuoi fan dallo stereo della macchina?
Assolutamente si! Io amo ascoltare le canzoni in macchina è così bello sentirti avvolgere dal suono che esce dalle casse mentre guidi. Così ho pensato di poter dare questa opportunità anche ai miei fan, chi preordinava l’album poteva essere scelto per fare questa esperienza e gli mandavamo le coordinate.
Essendo un disco che esplora l’amore è un lavoro personale e profondo con i suoi alti e bassi emotivi, c’è un senso di malinconia tra le tracce, ma non è un album che definirei triste, anzi, penso sia un lavoro molto introverso… Quali erano i tuoi sentimenti mentre prendeva forma?
Io amo scrivere canzoni tristi, e l’amore non è fatto solo di rose, non parlo dell’amore per qualcun ma anche per se stessi perché ogni tanto ci amiamo e altre volte ci odiamo.
Sono cresciuta ascoltando artisti che scrivono canzoni dai testi molto onesti come Alanis Morisette che è così diretta da farti sentire a disagio per quanto riesci a relazionarti con lei.
Altre artiste che amo per come scrivono sono Dolly Parton, Taylor Swift, Joni Mitchell ce ne sono moltissime! Sono anche stanca di sentire solo canzoni allegre alla radio! Anche se un paio di party song ci son anche nel mio disco!
C’è anche l’indie pop di “Pressure Makes Diamonds”, e poi il suo video home made funziona, amo gli slip con scritto sopra “Consenso”, o l’abito bianco con le frange che simulano il sangue, hai fatto tu gli outfit?
Grazie, l’ha girato Wolf James che ha scattato anche la cover dell’album. Il concept era quello di prendere tutte le mie insicurezze e farle diventare fashion, ma anche andare contro quello che la società t’impone. E’ stato molto divertente girarlo.
I vestiti vengono da parti diverse, alcuni sono handmade come quello scozzese che prima era una tovaglia! O il vestito con le frange rosse che si riferisce alle mestruazioni è di un mio amico che lo acquistò in Spagna.
“When You Loose Someone” è una canzone molto toccante, credi che il tuo songwriting sia diventato più personale negli anni?
Si, mi son presa più tempo per me stessa, nel disco precedente ho scelto le canzoni che mi piacevano di più ma questa volta ho pensato più a me stessa a livello personale e come artista. Volevo che ciascuna canzone di “Älskar” fosse una storia estrapolata dalla mia vita.
C’è un energia live nel disco, come se mentre lo scrivevi pensavi anche al tour, è così?
Sì, ho voluto lavorare più in analogico del disco precedente, volevo sentire il suono delle chitarre, della tastiera, avevo in mano l’atmosfera dei festival!
Poi è arrivata la pandemia… Direi che le canzoni più up-beat sono state scritte in quel momento poi ho ricominciato a scrivere dopo il lock-down ed ero sicuramente meno allegra.
Però è un album che può essere suonato sia con una full band che in acustico, difatti in UK avrò una band ma nel tour europeo saremo in acustico, sarà molto intimo.
Chi ha ispirato di più questo album, la Scozia di tuo padre o la Svezia della mamma?
Direi che la verità sta nel mezzo, la Scozia ha influenzato lo storytelling e la sua anima più folk, in Scozia ci son busker ad ogni angolo di strada, mentre della Svezia amo il pop e le sue melodie, sono cresciuta ascoltando le canzoni prodotte da Max Martin.
Chi era il tuo teen idol?
Sicuramente Taylor Swift, era l’epoca di “Fearless” avevo quindici anni e nel disco c’è una canzone che si chiama “Fifteen” e io pensavo l’avesse scritta per me.
Qual è l’ultimo album di cui ti sei innamorata?
“Good Person” di Ingrid Andress, è di Nashville e fa country pop, nel disco c’è un pezzo che si chiama “Blue” e che mi fa impazzire.
Nina Nesbitt sarà live a Milano il 28 novembre all’Arci Bellezza.
Nina Nesbitt